La prima volta che ne ho sentito parlare era ad inizio del 2014. Era un periodo in cui già da tempo mi occupavo di “marketing digitale”: SEO (il mio primo vero amore), SEM (come tampone temporale rispetto alla SEO), Email automation con Zapier e Social. Ma da piccolo ero rimasto folgorato dalla visione de “I pirati della Sylicon Valley”, così quando ho capito cos’era il growth hacking, ho deciso che il growth hacker era quello che volevo fare da grande. E poi, diciamocelo, il “marketing” è un tantino inflazionato.
vuoi il fatto che “marketing” era un po inflazionato, vuoi il fatto che da piccolo avevo visto “i pirati della silicon valley”, il growth hacker era quello che volevo fare da grande.
Cosa vuol dire essere un Growth Hacker nel 2018?
Cosa vuol dire fare Growth Hacking? Secondo me è una disciplina, una filosofia pratica. Ma come spiegarmi meglio? la cosa più semplice per rispondere è semplificare tutto a una definizione: Far crescere un’azienda in breve tempo, sperimentando su marketing e prodotto in modo costante e deduttivo. L’aspetto più importante? Il coraggio e avere una visione (e, non dimentichiamocelo mai, il fattore C). Di solito chi mi fa la domanda durante i corsi, però, non si accontenta e vuole un esempio pratico.
Ogni mio collega ha una sua idea. Di solito gli elenchi si concentrano su un paio di certezze clamorose e poi variano a seconda della sensibilità, citando startup o realtà di nicchia. Perché la verità è che la stragrande maggioranza delle aziende, modelli per i Growth Hacker, non sono conosciute fuori dal settore digital marketing. Il vostro vicino di casa non le conosce.
Le eccezioni più importanti sono due
La prima che mi viene in mente è Dropbox. Perché la prima cosa che devi spiegare è la potenza dei numeri del Growth Hacking. Dropbox è passata da 100000 a 4000000 di utenti in poco più di un anno solare. Una aquisition esemplare che è il risultato di cosa? Semplice, prima hanno provato, anche con investimenti importanti, col marketing tradizionale, ma non ha funzionato. Poi hanno dovuto trovare un’idea e si sono buttati sul referral marketing. Se invitavi un amico ti assicuravano un po’ di spazio di archiviazione gratuito. Il modulo di invito era semplicissimo e pronto per diventare a suo modo virale. Referral quindi ma anche retention, perché Dropbox si coccola i suoi utenti, migliora il prodotto e rende tutto facile. E per partire tanti test (anche di marketing).
La seconda eccezione è senza dubbio PayPal. Da 1 milione a 5 milioni di utenti in un solo anno. Difficile oggi non conoscere PayPal. La tecnologia cavalcava l’onda digitale mentre cominciava a montare, il timing era perfetto, ma la mossa vincente è stata attivare gli utenti. All’inizio regalavano 20 dollari a ogni account, poi progressivamente li hanno diminuiti fino a cessare la promozione. Intanto PayPal era diventata leader mondiale.
E in Italia?
L’ultimo esempio volevo fosse un caso italiano. Ce ne sono e diversi. Il problema è trovarne uno con un’azienda che sia conosciuta dal grande pubblico profano. Un caso di scuola, una storia, un’azienda, una startup che ha avuto l’idea giusta di prodotto e ha saputo portarla al successo e alla notorietà nazionale con elementi di marketing non tradizionali, strettamente collegati al prodotto.
In Italia siamo tantissimi a fare i Growth Hacker. Lo scriviamo sul CV, su Linkedin e tutti lavoriamo qui. Tantissimi scrivono libri. Tutti hanno un blog. Quello che manca perché ci siano esempi noti di growth hacking è la fiducia nell’innovazione da parte delle aziende. Spesso anche realtà in crescita, raggiunte certe dimensioni, si istituzionalizzano. Smettono di sperimentare. Smettono di rischiare.
Senza fiducia nell’innovazione non si sarebbe potuto avere PayPal, se gli investitori non avessero avuto fiducia non avremmo realtà come Facebook o Snapchat. In Italia dobbiamo cercare di cambiare questo, di crederci di più, di avere più coraggio.
L’esempio è la forma comunicativa e didattica più forte. Poter offrire un caso italiano di scuola, ci permetterebbe di geolocalizzare il modello di Growth Hacking: sarebbe un passo avanti. Un progresso per tutti.
Il coraggio e una visione innovativa devono diventare gli elementi virali del nostro futuro.
Le nostre aziende sono a un bivio. Il mondo digital, questo mondo fatto di “lavori con sigle in inglese”, richiede uno sforzo in più.
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