La storia che voglio raccontarvi inizia nel lontano 2007, appena 11 anni fa. Personalmente ero un ragazzo di belle speranze, l’economia viveva uno dei suoi momenti migliori precrisi e la telefonia mobile era letteralmente dominata dalla Nokia. Almeno dal 1998 la società finlandese era leader del mercato. Di più, era un fenomeno socioeconomico che spingeva centinaia di giovani verso la penisola scandinava, attirati dalle grandi opportunità di lavoro.
Il 9 gennaio di quell’anno Steve Jobs lanciava sul mercato il primo modello di iPhone. Questo è il momento della nostra storia in cui il Titanic Nokia avvista per la prima volta l’iceberg che gli sta arrivando addosso. iPhone 2G è anche il primo modello di smartphone davvero competitivo, il primo device a proporre una nuova filosofia, il primo passo dal telefono a qualcosa di completamente nuovo per le sue funzionalità.
Nello stesso anno Facebook entra nella classifica dei primi dieci siti mondiali più frequentati, imponendo i social media come rivoluzione di costume. Nokia non resta del tutto fuori dalla gara degli smartphone, ma non ci crede troppo, produce modelli con un sistema operativo, Symbian OS, che non è all’altezza della sfida. Non è stabile come iOS nè versatile come Android.
Nel 2012, solo 4 anni dopo, la rivoluzione mobile è ormai una realtà. Il telefonino per tutti è diventato lo smartphone. Nel primo trimestre Samsung supera Nokia come principale produttore mondiale nella telefonia. Il resto è un declino inesorabile che neanche gli interventi di Microsoft riescono ad arrestare.
Torniamo alla metafora del Titanic. Cosa ha impedito ad una azienda leader mondiale in un settore di accorgersi che stava arrivando un cambiamento epocale che l’avrebbe spazzata via? Perché sono state adottate contromisure deboli e comunque tardive?
In fondo il concept di iPhone era qualcosa che Nokia aveva sviluppato da anni. Una combinazione del design più bello, con il materiale più leggero e una fotocamera all’avanguardia. L’errore è stato non sviluppare un software che fosse all’altezza dell’hardware e delle sfide tecnologiche che si affacciavano allì’orizzonte (vedi social media e universo app). Il sistema operativo Symbian non venne mantenuto “elementare” per mancanza di investimenti nella ricerca, ma proprio per una scelta di marketing. Si credette cioè che gli utenti si sarebbero spaventati da un cambiamento radicale delle funzionalità e dell’utilizzo. Si optò per un semplice upgrade del vecchio menù del telefono e quando ci si rese conto dello sbaglio era troppo tardi.
Nokia non è un caso isolato. Pensate a Google che perde il treno dei social media, cercando di rincorrere con Google Plus, a Microsoft che non riesce a uscire dai suoi settori tradizionali, a tutte quelle realtà eCommerce molto grandi che vengono asfaltate quotidianamente dall’evoluzione di Amazon. La cosa che ci sorprende è che queste aziende hanno fatto il loro nome grazie alla capacità di innovare, ma non sono riuscite a mantenere la giusta intuizione per restare nel futuro.
La morale di questa storia è questa:
nel mondo (della tecnologia) non ci sono posizioni acquisite e perpetue, tutto può cambiare nel giro di 24 ore, è la capacità di innovarsi a fare la differenza
. E, persino più importante, il prodotto non è solo lo sviluppo tecnologico, ma anche la capacità di capire gli utenti, di sentire il vento. Di accorgersi dell’iceberg, prima che ti picchi addosso.
Nessun modello di business dura per sempre. La trappola più pericolosa per qualsiasi attività commerciale è un lungo periodo di successo. I mercati, gli ambienti e la tecnologia possono cambiare così rapidamente che nessun profitto oggi garantisce il successo domani.
In uno slogan, kill your business before it kills you.
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