Cambridge Analytica è una società di analisi dei dati che ha collaborato tra gli altri, con il team elettorale di Trump e con altre campagne come quella a favore della Brexit. Per svolgere il proprio lavoro ha raccolto i dati personali di oltre 50 milioni di utenti di Facebook (prevalentemente in USA) con una delle più grandi violazioni della policy del gigante tecnologico, almeno stando ai media. Questi dati personali, infatti. sarebbero stati usati per realizzare un software in grado di prevedere e influenzare le scelte elettorali.
La documentazione portata alla luce dai media che hanno lanciato la notizia, confermata da una “confessione” di Facebook, mostra che già alla fine del 2015, Facebook sapeva che questi dati erano stati raccolti in modo anomalo e su vasta scala. Ciò nonostante gli viene rimproverato di non avere avvertito i suoi utenti e di non aver adottato misure adeguate a tutelare le informazioni private di oltre 50 milioni di utenti.
Francamente dal mio punto di vista la notizia è che i media si sono resi conto di cosa sono i social media solo nel 2018. Zuckerberg può stare antipatico, ma nessuno, NESSUNO, ha mai puntato la pistola alla tempia ad alcun utente per scrivere propri dati personali sui social media.
Capiamoci, può piacere o non piacere, ma il digital marketing da anni si fonda sui big data. Se cerco su Google informazioni su Napoli, nel giro di un’ora su tutti i miei social compariranno per magia ADV su hotel, b&b o ristoranti a Napoli. Non è magia è un algoritmo. Ma alla base c’è un azione che ho fatto io. L’algoritmo non ha fatto altro che associare il mio profilo ad una certa categoria merceologica. Questa non mi pare una notizia scandalosa, anzi in larga parte è pure una funzione utile ed apprezzata.
Allora il problema qual’è? Il digital marketing non può occuparsi di politica? Mi sembra che non esistano differenze etiche invalicabili. I meccanismi di trust sono i medesimi di una normale attività di branding per una azienda. In politica non esiste coi mezzi tradizionali un sistema così capillare e targettizzato per far conoscere la propria offerta politica ai propri elettori. Credo sarebbe stupido non usare uno strumento utile, quando esiste.
Il tema non è Facebook o Zuckerberg o Cambridge Analytica. Il tema è che navigare nel web oggi richiede una competenza minima, una alfabetizzazione digitale, che consenta agli utenti di sapere cosa fanno quando lo fanno. Se partecipo a un quiz idiota di una pagina Facebook che seguo, devo essere cosciente che sto inserendo dati nel web e che quei dati (che sono collegati al mio profilo e mi identificano) verranno usati anche a mia insaputa.
Questo è il gioco, queste sono le regole, se non vi piace non giocate.
Restate a casa davanti al caminetto la sera, niente Netflix, niente Wikipedia, niente Social..
Ma sai che quasi quasi…
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